L’interazione strategica

Nel 1987 il linguista italo-americano Robert Di Pietro propose un approccio che egli chiamò interazione strategica. Secondo Di Pietro erano gli studenti stessi che dovevano creare e determinare le componenti comunicative e linguistiche da inserire in uno “scenario” suggerito dall’insegnante.

Questo avviene tramite quattro fasi:

  1. in una prima fase preparativa, l’insegnante crea uno scenario appropriato, preparando delle schede su cui vengono descritte le sue componenti sotto forma di un problema comunicativo-strategico da risolvere;
  2. gli studenti formano poi dei gruppi in base ad una scheda e al suo contenuto; durante questa seconda fase, l’insegnante fornisce modelli di lingua;
  3. gli studenti di ciascun gruppo dovranno recitare i loro ruoli davanti al resto della classe;
  4. nella fase finale verranno discussi i vocaboli, le strutture grammaticali, le strategie comunicative usate. Solo in quest’ultima fase subentra l’insegnante a discutere e ad insegnare la grammatica e il vocabolario usato dagli studenti.

L’interazione, infatti, non può essere considerata un semplice scambio di informazioni, in quanto rimanda alla realizzazione di specifici obiettivi tramite strategie comunicative diverse.

Da ciò deriva la scelta del nome interazione strategica: “interazione” poiché l’insegnamento avviene in particolari contesti, chiamati sceneggiature, le quali implicano l’interazione fra più persone; “strategica” in quanto tale interazione ha l’obiettivo di far risolvere una situazione difficile utilizzando in modo strategico la lingua straniera in questione.  Poiché la comunicazione è orientata al raggiungimento di un obiettivo e la lingua è lo strumento utilizzato per raggiungerlo, anche in classe è necessario, secondo Di Pietro, riproporre la complessità dello scambio comunicativo reale.

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